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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 42
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originale
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[42] Eui fere non philosophorum iudicia, sed delirantium somnia. Nec enim multo absurdiora sunt ea, quae poetarum vocibus fusa ipsa suavitate nocuerunt, qui et ira inflammatos et libidine furentis induxerunt deos feceruntque, ut eorum bella, proelia, pugnas, vulnera videremus, odia, praeterea discidia, discordias, ortus, interitus, querellas, lamentationes, effusas in omni intemperantia libidines, adulteria, vincula, cum humano genere concubitus mortalisque ex inmortali procreatos.
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traduzione
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42. Quelle che sono venuto esponendo sono pi? farneticazioni di uomini in preda al delirio che meditate
conclusioni di pensatori. Non molto pi? assurdi sono, del resto, i racconti diffusi dalla voce dei poeti il cui deleterio
effetto fu vieppi? accentuato dal fascino insito nello stesso linguaggio poetico. Sono essi che ci hanno rappresentato gli
d?i infiammati dall'ira e sconvolti dalla passione, che ci hanno fatto assistere alle loro guerre, ai loro combattimenti, alle
loro lotte, ai loro ferimenti, che ce ne hanno descritti persino gli odi, le inimicizie e le discordie, le nascite e le morti, i
lamenti e le recriminazioni, le passioni aperte ad ogni eccesso, gli adulteri e gli imprigionamenti, l'unione con esseri
mortali e la conseguente nascita di esseri mortali da un immortale.
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